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Portrait by Titian embodying classical Renaissance beauty

Salamandre 3: La poesia della passione di Gaspara Stampa

 

Portrait by Titian embodying classical Renaissance beauty
La Bella, Portrait by Titian, 1530s, Portland Art Museum. Model unknown.

Immaginiamo una giovane donna bella e sicura di sé: qualcuno direbbe spregiudicata.

Dev’essere incantevole quando canta o suona la viola da gamba, spesso insieme alla sorella Cassandra, nella casa materna di San Trovaso, vivace ritrovo di musicisti e letterati. Molti le offrono i loro versi, qualcuno anche il matrimonio. Ma Gaspara ama la sua libertà, quella amorosa e quella intellettuale, e si diletta a comporre sonetti che recita nei salotti della raffinata società veneziana.

Nata a Padova intorno al 1523, Stampa si trasferisce a Venezia con la madre e i fratelli dopo la morte del padre. Ben inserita nei colti circoli veneziani, è ammirata per il suo talento poetico e musicale. Sia la madre che il fratello le permettono di esprimere liberamente la propria vivacità artistica, e in questo, la sua condizione è diversa da quella delle sue coetanee.

Gaspara si lascia più volte travolgere dall’amore. A casa del nobile Domenico Venier, incontra Collaltino di Collalto, aristocratico trevigiano, che al mestiere delle armi unisce anche la pratica della poesia. Se ne innamora dal primo istante, tanto che affida ai suoi versi il turbamento di quell’incontro fatale: “Che meraviglia fu, s’al primo assalto, giovane e sola, io restai presa al varco,” scrive in uno dei sonetti a lui dedicati.

È un amore coinvolgente, sostenuto anche dalla comune passione per la poesia. Collaltino, però, pur affascinato da Gaspara, non ricambia del tutto i suoi sentimenti; occupato con la tenuta di Treviso e i rapporti con Enrico II di Francia, per il quale presta anche i suoi servizi di uomo d’armi, si assenta spesso da Venezia.

Lei si consuma nel tormento, e la consapevolezza di essere amata da altri uomini non la consola. “Egli mi fugge, i’seguo lui; altri per me si strugge”; in tre frasi lapidarie, Stampa esprime il paradosso di amori che si inseguono senza mai incontrarsi, in un vortice di desideri e delusioni che risulta ancora più amaro.

Con lo stesso disincanto, si rende conto che l’affetto di Collaltino è debole: “Io son de l’aspettar sì stanca (…) ed ei si vive lieto nei suoi colli”. Quando Collaltino, dopo tre anni di relazione precaria, la lascia definitivamente, Gaspara è travolta dalla disperazione: “Da indi in qua per me si trema e suda, si piagne, si dispera e si disia.”

Amare di nuovo

Eppure, inaspettatamente, dopo qualche tempo, Gaspara si innamora di nuovo: “un foco uguale al primo io sento”, scrive in uno dei quattordici sonetti dedicati a Bartolomeo Zen, suo ultimo e più stabile, più gratificante amore.

Presa da un rinnovato entusiasmo, la poeta confessa, in uno dei suoi sonetti più celebri, che l’amore è per lei una condizione di vita: un fuoco che la nutre e la rigenera come quello della salamandra, con cui si identifica:

Amor m’ha fatto tal ch’io vivo in foco,

qual nova salamandra al mondo, e quale

l’altro di lei non men stranio animale,

che vive e spira nel medesmo loco.
Le mie delizie son tutte e ‘l mio gioco,

viver ardendo e non sentire il male,

e non curar ch’ei che m’induce a tale

abbia di me pietà molto né poco.
A pena era anche estinto il primo ardore,

che accese l’altro Amore, a quel ch’io sento

fin qui per prova, più vivo e maggiore.
Ed io d’arder amando non mi pento,
pur che chi m’ha di novo tolto il core
resti de l’arder mio pago e contento.

Gaspara Stampa muore di febbre a soli trentun anni, nel 1554. Nello stesso anno, la sorella Cassandra cura la pubblicazione delle Rime, oltre trecento sonetti petrarcheschi in cui la poeta ha riversato i suoi sentimenti con grande immediatezza.

Gaspara Stampa

Solo con la riedizione del 1738 curata da un discendente di Collaltino, le Rime vengono riscoperte e riconosciute come un capolavoro della poesia femminile rinascimentale.
Nonostante molta critica dell’Otto e Novecento abbia trovato sconvolgente la schiettezza di Gaspara e abbia ritenuto che il suo stile così audace potesse provenire solo da una cortigiana, oggi, restituita a Stampa la sua dignità di donna colta e libera, si riconosce la felicità intellettuale con cui la sua scrittura celebra sentimenti come la passione e il desiderio, rendendoli legittimi anche per una donna e contribuendo a ridefinire il ruolo femminile nella letteratura rinascimentale.

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