
La figura di una regina per la Repubblica di Venezia non poteva essere che finzione scenica, rappresentazione estetica e simbolica di un potere che era, in realtà, nelle mani di un ristretto consesso maschile. Eppure, persino la Repubblica ha dato alla storia del Mediterraneo una vera regina: Caterina di Cipro.
Il constesto storico
Retto dalla dinastia di origine francese dei Lusignano, il regno di Cipro nella seconda metà del Quattrocento fu travolto dall’ambizione del figlio illegittimo di Giacomo I, Giacomo II detto il Bastardo, che usurpò il trono alla sorella Carlotta. Dopo un primo tentativo fallito, sostenuto dai veneziani, Giacomo si rivolse al Sultano d’Egitto. Con l’aiuto delle truppe mamelucche, spodestò la sorella e strappò Famagosta ai genovesi, che parteggiavano per lei.
Immerso in un’atmosfera di congiure e tradimenti, Giacomo cominciò a temere anche una possibile defezione dei mamelucchi rimasti sull’isola e, secondo le cronache, qualche anno dopo li fece trucidare tutti.
La sua instabile posizione di re illegittimo lo persuase a cercare una moglie che gli garantisse un’alleanza con uno stato potente. Dopo varie vicissitudini, la scelta cadde sulla giovanissima Caterina Corner.
It is said the ambassador selected her for her beauty – she was apparently also a natural blonde -, but her family’s influence likely mattered more. The Cornaro family held estates in Cyprus and was among the most influential in Venice. Through marriage to Caterina and the concessions he promised the Republic, James II ensured the ally he needed.
Per Venezia, invece, si trattava di un’occasione eccezionale per consolidare la sua presenza militare ed economica nel Mediterraneo orientale, dove la crescente minaccia ottomana si faceva più pressante.
Nel 1468, a soli quattordici anni, Caterina andò in sposa al re di Cipro. Per sua fortuna, il matrimonio fu firmato per procura. Pare che il marito non avesse fretta e propendesse per una vita di svaghi e amanti, da cui ebbe anche dei figli. Quando Giacomo II si avvicinò troppo al re di Napoli, il Senato veneziano, temendo possibili cambi di alleanze, gli intimò di rispettare la parola data. Il re cedette e, nel 1472, inviò una nave a Venezia a prendere la giovane sposa.
Partenza per Cipro
The Senate bestowed upon Caterina the title of “adoptive daughter of Venice,” an honorific created specifically for her. The Doge himself accompanied her to San Nicolò di Lido aboard the Bucintoro, the golden State galley. The Republic granted her all the honors befitting a future queen, but with the title of “daughter,” they reminded her where her loyalty should ultimately lie.
Le nozze reali furono celebrate nella cattedrale di Nicosia, in un’atmosfera di festa e tra il tripudio di una folla che accolse con entusiasmo la nuova sovrana. Quell’unione, purtroppo, non era nata sotto una buona stella. Il regno di Giacomo II, su un’isola apparentemente pacificata, fu breve: pochi mesi dopo, il re morì in circostanze mai chiarite, forse d’intossicazione alimentare, lasciando la moglie incinta e unica erede dell’isola.
Non aveva nemmeno diciannove anni, quando Caterina salì al trono come reggente per il nascituro, ma dovette affrontare i tempi turbolenti delle congiure. La situazione precipitò quando le sequestrarono il figlio imponendole di firmare la cessione dell’isola a Carlotta.
La riconquista del regno
A quel punto, le galee veneziane, provvidenzialmente di stanza poco lontano, intervennero; uccisero i congiurati, ristabilirono l’ordine e presero il controllo dell’isola e della sua regina.
In un contesto di intrighi e cospirazioni, le sorti di Caterina erano troppo incerte per lasciarla alla guida del regno tanto strategico per gli interessi della Repubblica. Il Senato la circondò di amministratori e funzionari che la isolarono politicamente e la esautorarono dal suo potere.
Caterina rimase una regina solo di nome.
Poco dopo morì anche il figlioletto, per febbri malariche. Senza più né marito né figlio, stretta tra le tensioni di filo-mamelucchi e filo-genovesi e la sottomissione a Venezia, Caterina continuò a gestire ciò che restava della sua autonomia. La regina non aveva nessuna autorità, ma dimostrava un orgoglio e una tenacia regali.
Ad alimentare le preoccupazioni dei veneziani verso quella figlia caprbia, c’erano delle indiscrezioni, non comprovate da documenti, secondo cui Caterina aveva un amante. All’orizzonte compariva la possibilità di un nuovo matrimonio. Il timore di un marito contrario agli interessi della Repubblica e di nuovi discendenti a cui sarebbe spettato legittimamente il titolo reale, convinse il governo veneziano a liberarsi di una regina scomoda.
The pretext came with yet another conspiracy in 1488, instigated by Cypriot nobles. Once again, the Venetians occupied the island, and this time the Senate, through Caterina’s brother Giorgio, officially requested her abdication. Caterina refused.

Il tempo dell'obbedienza
A niente valevano le pressioni familiari, i richiami ai suoi doveri e l’urgenza della sua sicurezza: la sovrana non voleva cedere. Di fronte a tale ostinazione, la Repubblica passò alle minacce più esplicite: la privazione dei beni e status di ribelle.
Si trattava di un’intimazione definitiva e Caterina non ebbe scelta: una ribelle era alla mercé di qualunque sicario. Insieme al fratello, nel 1489 la sovrana s’imbarcò sulla galea veneziana comandata dal cugino; intrappolata da vincoli familiari e politici dai quali non aveva scampo. Vestita di nero lasciò per sempre Cipro.
At San Nicolò di Lido, the same Bucintoro that had escorted her as a future sovereign awaited her. However, a new Doge now stood on the gilded galley. This was Venice: every glory had its expiration. A Doge died, another was elected; even a queen lasted only as long as the state’s interests allowed.
After a solemn ceremony, Caterina was sent into exile. The government allowed her to retain her titles and the lordship of Asolo, today one of Italy’s most beautiful villages, where her family owned property.
Even on the remote hills, Caterina was able to assert her regal nature.
Un regno delle arti ad Asolo
She won the people’s affection through significant initiatives: reforming the administration of justice, founding a Monte di Pietà, a public pawnshop, and dedicating much of her land to cultivation. During the 1505 famine, she imported grain from Cyprus to feed the population.
Inoltre ampliò il castello, fece costruire un “barco”, una villa, e invitò artisti, poeti e musici. La sua corte divenne un cenacolo dove si esprimevano i migliori talenti di quell’epoca. Il poeta Pietro Bembo le dedicò la sua raccolta di poemi, gli Asolani, e altri scrissero panegirici in suo onore. Lorenzo Lotto dipinse una pala per la chiesa, Giorgione si dilettava di musica e forse dipinse degli affreschi sul barco.
Di un piccolo paese, Caterina seppe fare un regno delle arti.
Allo scoppio della guerra di Cambrai e l’arrivo delle truppe di Massimiliano d’Austria nel Trevigiano, nel 1509 rientrò nella casa di Venezia, dove si spense l’anno seguente.
Due ritratti di Caterina
Tra i ritratti più famosi di questa indomita regina, ne ho scelto due: uno parla della donna, l’altro del mito.
Il primo è di Gentile Bellini, del 1500. Caterina ha quarantasei anni, è un po’ appesantita, indossa abiti intessuti d’oro; lunghe file di perle scendono lungo il collo e decorano l’abito, mentre sul capo brilla una corona. È rappresentata di tre quarti, il volto è severo, le palpebre cadono appena sugli occhi, rendendo il suo sguardo sottile e astuto. Le labbra sono serrate, eppure sembra di intravvedere l’ombra di un sorriso. La immagino mentre posa per il pittore, magari lo incoraggia a non essere pavido e di ritrarre quel viso non più giovane, così com’è, con tutto il peso della sua storia. E di non aver paura ad esagerare con l’oro. La bellezza svanisce, gli onori restano. Ed è così che sarà ricordata come regina.
Quite different is the portrait Titian painted thirty years after her death. Caterina appears as a beautiful, sensual woman dressed in Oriental style. Her image merges with that of Saint Catherine of Alexandria, suggested by the wheel, perhaps an allusion to the queen’s Christian virtues. Yet, this image is too sensual for a saint—even too much for a queen. Here, Caterina has already become part of the Venetian myth.
Se la ruota qui sottintende la sua fede cristiana, l’occhio moderno percepisce anche un’allusione a un personale martirio: meno crudele di quello della principessa alessandrina, ma con lo stesso scopo di piegare una donna che aveva osato sfidare l’autorità della Repubblica.